Descrizione
Il primo giorno di Marzo a Fiumalbo era conveniente recitare una filastrocca portafortuna o scacciaiella che recitava così:
“Oggi entra Marzo,
crepa la terra,
sorte la bega da sottoterra,
dio ce salvi dalla bega,
dalla strega,
dalla femmena mandrega,
dal can rabioso
e dal ommo invidioso”.
In mezzo a queste mostruosità dalle quali bisognava difendersi, la femmena mandrega ci rimanda alla Margolfa, un entità femminile ultimo residuo della natura indomita. La sua testa scolpita sui cantoni e sui muri delle case, l’avrebbe sicuramente tenuta alla larga così come tutte le altre paure che popolavano le nostre montagne, i boschi, i fossi, i laghi ma soprattutto le lunghe nottate buie.
In località Cà de Gabani al Versurone è scolpita sul muro l’immagine più arcana e paurosa che esista: la Margolfa dal volto di lupo, con i denti che si prolungano sulle labbra. Ma averla riprodotta vicina alla porta è sicuramente la cosa migliore che sia stata fatta. Nessun nemico, mostro, strega o untore, infatti, si sarebbe mai avvicinato. Questa prassi era altresì usata dai nostri avi, i Ligures Friniantes che sulla porta di casa usavano appendere le teste mozzate ai nemici; così i malintenzionati se ne sarebbero stati sicuramente alla larga.
La Margolfa più famosa e misteriosa è quella della Danda, fino a mezzo secolo fa posta sul colmo del fienile, sull’aia. E’ composta da due pezzi staccati, la testa è quella di un guerriero ligure con elmo e baffi, il corpo invece è quello del Dagda da cui il nome della località Danda, antica divinità preromana, abitante dei boschi, dalla pancia e dall’appetito smisurato, vestita con una pelle e rappresentata con un grande randello.
Su queste rappresentazioni che ci rimandano al tempo in cui nella nostra zona la storia non era ancora stata scritta, c’e sicuramente ancora molto da scoprire.